Il re dei re, vol. 3 (di 4)
dorés d'un c
ostance un bra
priant, signa
Alexandre ég
r Dela
iceforo Botoniate scacciava dal soglio a Costantinopoli Michele Parapinace, che si era dichiarato quasi vassallo della Chiesa di occidente, e mandava tutti gli anni duecento libre di argento a suffragio dell'anima sua. Berengario si ostinava nella sua eresia. Guglielmo il conquistatore faceva il papa in Inghilterra. Il re di Dalmazia, creato da lui ed a lui come schiavo dedito, era oppresso dai nemici. Ed i Sassoni, dai suoi consigli e dalle sue promesse sedotti e nell'elezione del nuovo monarca e nella guerra civile indotti, lo insultavano per aspre lettere. Gregorio protestava non aver comandata proprio l'elezione di Rodolfo, ma avere dato instruzione ai suoi legati di solo promuovere la deposizione di Enrico e la scelta del novello re. Quella scelta e' riserbava a sè stesso, sia per aver ligio c
enti. S'incollerirono, e gli scrisse
ettere per un guazzabuglio di luo
neva conto per amareggiarlo, impaurirlo, spiccarlo dal partito di Rodolfo. A questa novella più precisa, il corruccio di Ildebrando ogni limite ruppe. Mandò araldi sacri, e per mezzo di colombi, ordinò ai s
do, Guiberto, Ugo Candido e Rolando da Siena, nemici indomabili del papa, sempre fulminati, prostrati mai. Infine sorsero gli ambasciadori di Rodolfo che infinite calunnie vomitarono contro di Enrico, e di tutti i guai di Lamagna lo acc
tro, Petrus di
a minuto la condotta di Gregorio, e colpe molte gli si apposero; poi l'arcivescovo di Ravenna indisse u
italico e tedesco, quasi tutti i signori dell'impero che pel re tenevano, ed egli stesso. Si passò a rassegna con severo scrutinio la vita di Gregorio. Se ne ponderarono le opere, se ne interpretò lo spirito, si discussero tutte le riforme che aveva volute intr
a splendido corteggio di vescovi e di nobili, scendeva in Italia, si metteva alla testa degli uomini d'armi, di quaranta vescovi e meglio di duecento baroni, assaltava le terre toscane e le c
ione della Toscana, quella della vittoria di Volta sopra la sua bella penitente, unitamente ad un'altra, che più d
a fazione, i condottieri dell'esercito, Federico il bellicoso, conte di Staufen, sire di u
purpureo
e d'augusto
gno per parte del padre, e dai r
ostui nato
r del comand
che duce è
o valor tutt
sì grandi uom
di lui potr
alone dell'impero, appoggiato al suo soglio,
te lo affido a portare nella campagna che siamo per aprire, e riposo sicuro
do, piegando a terra il ginocchio e stringendo la bandiera
olse a Federico di
dei tuoi servizi; e vedete, o baroni, se coi miei fedeli so essere grato! Prendi, giovane guerriero, la mia
n sapendo raccogliere i suoi pensieri,
di guiderdone che supera ogni mio
ngendogli la m
ia, e sii prode co
o, ringrazia tutti della fedeltà mostrata, li prega di non istan
aese. La mattina del 15 ottobre risolse dare la battaglia. Allogò sull'Elster le truppe di rincontro al nemico
lo, ed a passo di carica vanno a cercare l'antiguardo nemico. I vescovi intuonano il salmo 82, Deus quis similis erit tibi! e cantando precedono. Quando ecco che alle parole: fac illis sicut Madian et Sir?..... disperierunt, facti sunt ut stercus terr?; si trovano in faccia al nemico, separatine solo dalla palude di Grona. Da una parte e dall'altra si provocano al valico, onde, dando addosso all'incauto che lo tentava, affogarvelo. Ma niuno è ta
a testa di coorti trionfanti, cantando Alleluia! e Baccelardo, coi Lombardi, che all'altro lato aveva guadagnata la pugna. Il Nordheim li aspetta fermo un tratto. Indi dicendo ai suoi: Coraggio, figliuoli di Sassonia, raccomandatevi ai santi e seguitemi, perchè nulla costa a Dio con un drappello fugare un esercito! investe con tale impeto le truppe nemiche che parte ne rovescia nel fiume, parte ne vede afferrare l'opposta sponda malconci e fuggitivi. Però i Lombardi, che venivano
niuno più valorosamente di vostra grandezza saprebbe difendere, ed io spero nel potente
ire, allorchè il re, comprendendo che il prode med
emo i
e di sangue, senza neppure dimandargli novella d
sacro deposito, eredità di eroi: mel
custodire, seguì Goffredo. Questi però, sia che temesse per la vita del re, sia che fosse geloso dell'opera concepi
arrestate il re dal disegno di seguirm
le parole e dall'accento del duca di Buglione, que
, tutte le ricchezze degli arcivescovi di Colonia e di Treviri, di quattordici vescovi, del duca di Buglione, del conte di Staufen, di Enrico palatino, di molti altri cavalieri e baro
imi colpi al nemico abbattuto, allorchè si vede a brig
Svevia, a Goffr
rompe le gorgiere, manda per aria l'elmo, scoprendogli la testa, e s'infigge al suolo. Goffredo traversando di volo, la riprende; e gli scudieri son presti a darne un'altra al loro signore Rodolfo, che coprendosi il capo con lo scudo ricarica il duca. Questa volta l'asta di Rodolfo piaga alla spalla sinistra il Buglione: questi lo coglie agl'inguini, la lancia vi si spezza e vi resta infisso profondamente il m
e! pace all
Iddio della vittoria, ripone la spada, ed a p
sopra una barella e sel recano al campo sotto il padiglione di Enrico, nel letto stesso di lui. I vescovi, ornati di stola, cominciano a recitare i salmi dei morti. I baroni, col cap
ama, con la quale giur
quanto il capo, tentando riconoscere alcuno,
chi è la
heim malinconicamente; ma che ci giova la
ciali, e con voce intel
Dio! Non mi grava la mor
sp
si era avverata-avvegnac
sedotto, come attestano le sue lettere, e spiccato dal partito dell'imperatore a cui era stato sempre carissimo. Il suo corpo fu deposto nel sepolcro dei re. Nel duomo di Mers
alle chiese ed ai conventi in suffragio dell'anima sua. Essi lo avevano conosciuto buono, affab
Elster decise del
propugnacolo Rodolfo, e che l'imperatore Enrico,
l terzo
DI
-Il 26 gennai
-Rodolfo di
o
re pagava alla famiglia dell'ucciso per impedire le faide o vendette. Il
o era una spe
Trascr
ttuate le segue
belle|bella} ca
tigiani, {affichè|a
ettendosi a {s
llardo|Baccel
ta, ripete {La
glielo {avvessero
icano|dimentican
lis sicut Ma
ro? dell'originale