Il re dei re, vol. 3 (di 4)
egni e le po
sser; perchè
hiesa delle
con l'unic
rsi al succe
colpo rice
velli-D
na Guiberto. Enrico lo accolse con ogni segno d'amorevolezza, ed egl
il clero ed i nobili della vostra fedele Lombardia,
a chiamavasi allora
che in questi generali dissidi mi avete m
se dannarsi, e semina i triboli sopra quanti usano meco e di grazie mi largheggiano. Ecco donde la frega di toglier via le investiture, di abolire le mogli, e' che già si ha rubata la mia, e le liti che v'intenta per avermi fatto arcivescovo. Vedremo, però, chi di noi vincerà
a, monsignore? diman
infine la gioventù, fastidita dell'inoperosa anarchia in che, per la lunga assenza della grandezza vostra, Italia hai gemuto, e della vita ingloriosa che trascina. E questi, nemici naturalmente di un papa severo ed orgoglioso che vorrebbe fare del mondo un cenobio, e degli uomini dei servi del clero, anelano a nuovo ordine di cose, a destino più nobile, a libertà e gloria. Per modo che, sire, dove appen
mi vendichi del figlio del falegname di Soano e di quei traditori m
o raccolto a Pavia ha condannato Gregorio come eretico, e lo ha
te fatti inti
sso qui fuori ansioso di prestarvi omaggi p
dito conq
enerose profferte e' manda a
sto con lui per quel prezioso disegno di pre
'ho ancora perdonato; nè il perdonerò, se prima non abbiamo insiem
la mano. Sol che vi somigliassero un paio di dozzine di que' miei poltr
maravigliato. Ma, con la vostra sopportazion
no della scomunica è prossimo a spirare, e che se non mi trovo as
ensereste
i col pontefice, e farmi
di umiliarvi? d
vi traessero, la vittoria del domani non com
be! mormora
ssodate? Poi la contessa Matilde ha anch'essa un esercito, nè è nostra amica. Gli Italiani sono volubili; e per quanto si mostrino divoti all'impero, non so lusingarmene
quale si voglia la vostra fortuna, contate, sire, e potete giurare di non fare assegnamenti falliti, contate
velando gli occhi di una lagrima, poi d
mpiacetevi di presentarmi
oli della lealtà e divozione che gli mostravano. Essi gli fecero tutti sacramento di essergli fedeli, e di non abbandonar la sua causa per qualunque sfortunato volger di
poi costeggiato l'Enza, ed era v
mentato, dirupato era il burrone. A cima di esso però elevavasi una vasta rocca, che, increspata il dì dal pulvinio della neve, ed ora indorata dagli ultimi raggi del sole sanguigno, scintillava quasi fosse incrostata di ardenti carboni. Era Canossa. Enrico si arresta; gli occhi divaricati ed immobili si fissano su quel fatale castello folg
Alpi, era discesa in Italia a spargervi la nuova di sua venuta. Per lo che gl'Italiani, che ora lo circondavano, si erano uniti al bando di Guiberto; e mentre questi, chiuso il concilio di Pavia, ca
da Baccelardo ed altri pochi cortigiani prese dunque stanza nel piccolo romitaggio votato a s. Nicolao, che trovava
cenza, il cenobio fosse fornito. L'accompagnavano Adelaide di Susa col suo figliuolo Amadeo, il marchese Azzo d'Este, e l'abate di Clu
a cugina di venire a visitare uno scomuni
, risponde Matilde senza badare, o senza
o. Ma sì che non poteva essere altrimenti! Ed in vero, e' sarebbe doluto anche a noi che creatura così bella avessero d
il gobbo, già morto, col quale giammai Matilde si aveva voluto accoppiare. La contessa lo comprende, e rim
vessimo tradita la parentela! Ma, a proposito, non vorreste av
bbliata un momento all'aspetto di Matilde. Indi soggiunge: Berta ha fatto questo pellegrinaggio per amore: ma nè la nostra fiere
di colpa, risponde Matilde con molta serietà; nè noi, per quanto gli fossim
otta debba consolidare il sindacato di Europa, la quale vi dice pazzamente imbertonata di tanto dissidioso energumen
e ai decreti di Dio si deve, e ci prosterniamo ai suoi voleri, perchè ai voleri di Dio è stolto chi resiste. Noi insomma, sire, non veneriamo nè Gregorio VII, nè Alessandro II, nè Nicolò II, ma la dignità, ma lo spirito scevrato d'ogni forma terrena. Lo abbiamo idealizzato nel papa. Nel papa che passa, noi
ttato di anima e di patria nella
i, ed è quello del pontefice. Questo braccio, sire, voi avreste voluto troncare; voi avreste voluto togliere ai popoli ogni rifugio; soffocare la voce che in nome di Dio chiama a dovere i potenti e regola la giustizia dei sommessi. La vostra lite col pontefice interessa l'umanità. Non è un duello di uomo ad uomo, di popolo a popolo, di forte
i popoli e di libertà di coscienze, cugina. Qui si tratta che il vescovo di Roma, fino a ieri vassallo dell'impero, oggi se ne vuole elevare a padrone. Si tratta di un ribelle che insulta il suo signore; che gli nega ogni obbedienza, ogni soggezione, ogni fedeltà. Si tratta insomma che il figlio del falegname di Soano ambisce ad avvilire i sovrani di
ma non la intendono così i pop
nte quando assumono maschera speciosa e se l'adattano al sembiante. Ma sia come si vuole, noi veggiamo che voi siete nel più caldo parosismo di superstiziosa cecità,
o che siete, e non abbiam giammai desistito di difendervi innanzi al pontefice, e di calmare il suo sdegno. Siate
contessa Adelaide ed il marchese d'Este, se per
cavalcare, per fisica predeterminazione non è che puro fenomeno della nostra intelligenza, una scena fantasmagorica che non ha nè realtà nè esistenza vera fuori della rappresentazione del nostro spirito. Di modo che, se lo spirito non esistesse per
etto. Onde, dandogli sulla voce imperiosamente, si volge a quei
enza ad attendere gli ordini nostri. E questi soli sarebbero sufficienti a togliere d'assedio codesta vostra piazza di Canossa, Matilde, e darci nelle mani la sua persona. Ma noi faremo ancora di più. Noi bandiremo libertà ad ogni città italiana, che ci manderà un contingente di truppa a questa guerra
Gregorio fosse ostinato, capace Enrico di mantenere le sue pro
e, senza dar segno di conoscerlo, con molta freddez
atore di Germania Enr
ò le parole in boc
ia non ha
o fulminarlo. Ma poi ricordandosi che egli era lì per supplicare perdono, e che la posizione del suo p
so di voi da vassalli infedeli, che avevano troppo a guadagnare nei dissidii; e voi gli avete posti anatemi sopra base
o sta ad ascoltare, poi do
tenza qualsiasi. Se egli era conscio a sè d'innocenza, non avrebbe evitata la dieta di Augusta, dove noi, udite le ragioni d
a vita, bisogna riguardare l'onore. Ed il suo onore di cavaliere, e la sua dignità
ende dunq
dell'innocente, e gli facciate quella giustizia che gli faranno i posteri, non agitati da ire di parti, ed Iddio al suo eterno tribunale. Ecco ciò che pretende Enrico; e perchè giusta le costituzioni d
Ebbene, noi non vogliamo riceverlo. Il perdonarlo sarebbe violare il nostro santo ministero. Egli è venuto a fare un nuovo oltragg
coltato ancora? Come lo pretendete penitente se la sua coscienza è tranquilla? Non abusate del potere che vi hanno dato i popoli onde t
que alla dieta dei
Baccelardo contenendosi appena, ma la s
a angustie. Ma domani non ristarebbe di elevare superba cervice contro di noi novellamente, contaminare il santuario, e sperperare la casa e le masserizie di Dio. Egli è volubile, guasto nel cuore, protervo, n
e penitenza per riconciliarsi con la Chiesa. Non vi fate maggiore di Dio voi, che ne siete il vicario. Iddio dimentica i trascorsi di chi torna a lui umiliato; e voi, uomo, voi, peccatore eziandio come ogni uomo lo è, sareste voi inesorabile e scagliereste la prima pietra? La parola d'ordine del vostro apostolato è carità. Non date ragione ai vostri
ssi per allontanarsi, a
e veramente p
rcito che ha lasciato a Piacenza per istrapparvi con la fo
ico si pente dei suoi sacrilegi, che in arra di pentimento e' consegni ai legati apostol
contenendosi più, questa è una tirannia da
di pane ed acqua. Questi, che taciti avevano assistito allo strano dibattimento, vedendo la contessa in quell'atto, ne seguono tutti l'esempio; e tanto dissero, tanto pregarono che l'invincibile pontefice consentì alfine persuadersi. Egli accorda q
lla divisa di oratore, si reputa in dritto di balestrar le parole come un giumento ubbriaco balestra i calci: inoltre, che sappia grado e renda mercè alle suppliche pietose d
osamente e prima di partire fissandogli
rtito. In quanto a me poi, santo padre, gli è ben che sappiate aver deposta oramai qualunque speranza, fuori quella di morire da cavaliere illibato, fedele a colui
al pontefice esce. Gregorio lo seguì dello sguardo sanguigno fino a che non l'ebbe perduto di vista, e senza avveder