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Il re dei re, vol. 3 (di 4)

Chapter 6 No.6

Word Count: 2977    |    Released on: 06/12/2017

o Gran Cuccu

r ineffabi

tù di un cor

l'impercet

eppe mai, n

il tuo spiri

Anim. p

to di Enrico, unitamente ai signori del castello, rimase nelle antisale; solo il re, accompagnato dal vescovo fino alla porta, si recò innanzi. Ildebrando sedeva ad un trono di legno di quercia, ricco di intagli a gotici disegni e colonnette attortigl

ntento, ovvero fingendo di esserlo, alla scrittura, non fece cenno di accorgersi della presenza del re, sia per umiliarlo ancora, sia per imporgli con la sua maestosa figura. Ed Enrico, che aveva sorbito l'ostica bevanda fino al limo, battendo i denti del freddo, i panni bagnati ed agghiadati sulla persona, sformato in viso dal gelo e dall'interna lutta degli affetti, bilanciava tra il partire definitivamente e rompere quella tirannica catena di obbrobrii; interromper

padre,

to spezzare; e forse un rimorso lo travagliò. Perchè troppo egli sapeva che la perversità non ricetta in un cuore il quale si specchia in volto così fresco e così bello. E poi volava con la mente agli anni suoi primi. E rammentava di qualche essere che lo aveva colpito; rammentava di suo fratello, e di tante imagini e scene della vita domestica, che nel suo lungo peregrinare e per uffizio del suo ministero aveva vedute, e s'inteneriva. Imperciocchè nulla v'ha che più intimamente favelli al cuore e di carità e di Dio, che l'aspetto della gioventù, e della gioventù potente ma sventurat

veramente pentito,

ise addosso gli sgu

ontefice, o ancora dubbie le p

tenza? Ma se tu l'hai dimenticate, non l'ha dimenticate già Dio, nè c

ribunale dell'uomo, perchè sulla terra alcuno non mi sovrasta, ma come al vicario di Cristo, come al sacerdote che Iddio raffigura. E se avanti

eguitato come infame, non fu da te creato arcivescovo di Ravenna per vilipenderci? Il favore agl'impudichi ecclesiastici da noi condannati, la resistenza nel non ispogliarsi d

varcati i limiti del tuo ministero, ed io mi

ro la perversità e la ferocia del tuo cuore. Hai vedovate e pollute le chiese; vituperati i sacerdoti; corrotto il paese che Iddio ti avea dato a governare; afflitti i vassalli; oltraggiati i signori. E se questi a te, infistolito nel male,

pastori! pecorelle! e che so io. Ma citate, per dio, citatemi un esempio solo specificato di coteste ipocrite parole. Che un cavaliere solo dei nobili e virtuosi, che pur ne ha tanti Germania, venga a farmi arrossire di un'opera da tiranno e da perfido; ed allora io rassegno la corona come indegno di portarla. Ma finchè una mano di schiavi, ribelli ad ogni freno e ad ogni legge, finchè dei preti avidi di guadagno e di potere, e dei signori ambiziosi, che null'af

dimanda il pontefice. Quivi, in presenza mia e dei signori dell'impero, avresti potuto fa

tore ad un tempo. Perchè coloro erano stati corrotti da te, pontefice, da te che dovresti portare la pace del Vangelo non la sovversione di Satanno, e ne sieno testimoni le tue lettere ai principi Rodolfo, Bertoldo, ed altri signori di Germania. Perchè quella dieta era contraria alle costi

tempesta in gennaio, ascoltava digrignando e c

il reggimento. Siano qualunque i principii che t'indussero a scomunicarmi, ora, santo padre, dovresti esser soddisfatto delle prove che per riconciliarmi c

i Germania, dei soprusi che hai fatti

pontefice. Ma se cosa avrò commessa che al cospetto di Dio non

nti non bastano, signore;

man

na finita di scrivere allora all

giuramento di osservarli. Dove però essi, o alcuno articolo di essi non ti tornasse gradevole, puoi

leggerli, se non mi è dat

i, onde per l'avvenire non ti ritr

ggi

lla dieta degli Stati tedeschi onde purgarsi delle accuse postegli dai principi

dice, giudice dell'imperatore, giudice dei suoi baroni, giudice dei

lo di sguardo accigliato, poi sen

del pontefice conserverà la corona imperiale: se colpevole, la rinuncierà senza c

rebbe spaventato Satanno, Samuele ha trovato il suo David perchè Sa

, ed eccetto la esazione dei regi dritti per tanta somma quanta sarà necessaria al vitto suo e dei suoi, non toccherà il tesoro d

tesori ed infeudarli l'impero, continuò Enrico col medesimo g

rio l

ele, devoto, obbediente al romano pontefice: e sia nel ricomporre i disordini dell'impero germanico, sia nel rif

rico; il papa è il re dei re

rà irrita, nulla, e come non per anco avvenuta; e si terrà considerato per convinto di tutti i delitti che gli vengo

o non basta; deve anche essere il birr

Solleva il capo, e gittandogli innan

ti potrai riconciliare con Dio e con me.

che, con una specie di convulsa rabbia, toglie d'innanzi al pontefice la pergamena e la sottoscrive. Gregorio s'avvide dei pensieri che concitavano il re, e comprese senza stento che quei capitoli non sarebbero stati osservati. Ma siccome da documenti di questa

a d'uopo

i distratto. Detta dunque tu stesso il giurame

presenza di tutti, Enrico pone la mano sul libro degli Evangeli, tenuto dal vescovo di Por

ordia che travaglia l'impero. Se papa Gregorio vorrà passare oltremonti o visitare una provincia del regno, sarà, per parte mia e di tutti coloro ai quali potrò comandare, al sicuro da qualunque lesione tanto per la libertà, la vita e le membra sue proprie, quanto per la libertà, la vita e le

gi 26 gennaio 1

pontefice? domanda Enr

dei patti, li hai giurati, ma chi malleva e g

to indignò quanti sig

e l'abate di Cluny, non posso giurare,

scovo di Vercelli, che Enr

uro, soggiunge la

e, rispond

nedizione e l'abbraccio di pace. Quindi, scendendo dal suo soglio e mettendosi alla testa del corteo, esce dal castello, muove alla cappella e

ei vescovi, che sanno come noi fossimo vissuti e nel chiostro e ministro dei papi, e collocato sul settemplice candelabro del tempio. Pure, perchè nessun'ombra offuschi lo splendore tremendo della tiara, non ci appelliamo alla giustizia degli uomini, ma provochiamo il giu

ti, inghiotte la particola. In

ia, vogliono che tu sia giudicato; appéllatene dunque a Dio che solo non può essere ingiusto. Eccoti l'ostia consacrata: se peccasti, non farti reo ancora del

n giudizio di Dio-in quell'epoca tremendo sopra ogni gi

ente affatto o debolmente creduto sarebbe questo novello esperi

, risponde Gregorio, e fin

, nel voltarsi, vede Laidulfo che faceva capolino all'usci

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