Il re dei re, vol. 3 (di 4)
ese dunque Samuele il corno di olio,
I.
ette le divise regie, ed imposti patti vergognosi, a fine di tornarlo pienamente ligio e vassallo della Chiesa e dei pontefici. Ond'è che gl'Italiani, i quali niuna amorevolezza gli avevano mai posta per la sua troppa severità, gli tolsero affatto adesso ogni riverenza. Gl'Italiani vedevano conculcato con tanta petulanza l'onore del trono, da cui dipendeva l'unione e la franchigia del popolo. Vedevano rassodarsi il dispotismo teocratico del pontefice e lo temevano nemico più aspro, che Enrico mai non si era mostrato contro lo spirit
, dove vescovi e signori lo attendevano per penetrar chiari nei suoi disegni, e sapere a quale determinazione pensasse attene
ni terra italiana a storme cavalcavano militi al campo di lui, ed i nobili gli prestava
assionati scrittori, ed assai dubbie sono le tracce negli antichi cronisti, sì che i soli spigolisti vi leggono chiaro. Ad ogni modo, voce ne corse in Italia, e l'imperatore avrebbe tolta ragione anche di que
, colte le opportunità, se lo avrebbe veduto piombare nel paese, dove a quell'ora partigiani moltissimi lo attendevano e sollecitavano. Intimò perciò dieta di nobili tedeschi a Forcheim, pregando tutti intervenire, e provvedere in comune alla salute dell'impero e della Chiesa. Gregorio, che avrebbe ambito mettersi in mano la somma delle cose di Lamagna, udito della dieta
tentar pratiche presso i signori della dieta per
cipiarono a lungamente produrre accuse di ogni maniera contro Enrico. Non è a dirsi di quanti delitti quei signori, tutti a lui nemici, lo accagionassero! Rodolfo ed il conte di Nordheim, che avevano animo nobile, prendevano a schifo l'impudenza di quei vili. Ma i legati, che nulla meglio cercavano, fingendo i peritosi, lodarono la lunganimità e la fedeltà dei nobili tedeschi per avere fino a quel ponto tollerato sì pazzo e crudele monarca. Conchiusero che, se non
nè deliberativo nell'azienda dello Stato. Laonde alla tornata del domani, Ottone di Nordheim dichiarò ai principi ed ai legati: che, essendosi stabilita la deposizione di Enrico, gli era pericol
tta vendereccia prostituzione, se i legati, assumendo dritto di regoli, non avessero dato in sulla voce ai petulanti ed agl'ingordi. Stabiliti prima alcuni canoni generali, i nobili ed il popolo delegarono ai prelati alemanni la prerogativa dell'elezione. Sigofredo, arcivescovo di Magonza, che aveva il primo voto lo diede a
re, Ottone di Nordheim, commissario della nazione,
incipi di Germania m'investono. Io non cr
Nordheim stupefatto. Vostra subl
ciò, a volere di pochi ed a persuasione del pontefice, balzar così dall'eredità dei padri suoi, prima di aver tentate le fortune delle armi e funestato l'impero di sangue. Io non voglio esser causa di desolazione nel mio paese. I legati han persuaso fatal con
indragato ancora, perocchè, dal nostro forfare come egli dice, ebbe ad ingozzare tanto vitupero dal pontefice. Se dunque ad ogni andare è inevitabile la guerra civile, s
bilità del popolo, l'instabilità della sorte maligna, e l'invidia, e la fraudolenza dei signori che fi
o mai lo stile degli Italiani che disvogliono oggi ciò che ieri desiderarono fino al del
i dopo un po' di pausa; sia pure così. Possa io però, in
senza dritto di successione pei suoi, e con
difensore del regno dei Franchi, l'arcivesc
ce che Enrico già riedeva in Germa
, alla testa di truppa lombarda penetrava nella Carintia. Poi non appena ebbe messo piede in Lam
il guasto, e muovere per la fedele Augusta dove mille altri cavalli della città lo raggiungevano. Enrico traversò la Baviera desolando, e vene a Ratisbona. Quivi il patriarca d'Aquileia gli condusse novella squadra di Lombardi che a loro volta, dopo essere stati tante fiate visitati dai Tedeschi, cercavano
mettermi a mercè
er che cosa? d
ccagione dell'arcivescovo di Ravenna, e
dire che tu sii veramente uno scomunicato, che ti im
re, se oso appormi che
ue, messere, s
tter piede nelle vostre stanze, sire, trovo questa donna dinoccolata dal lungo dibattersi, svenuta fra le braccia dell'arcivescovo. Lo sdegno mi acceca; e cedendo ad un impeto primo lo assalto, lo ferisco, lo disarmo, lo prostro, e st
o! sclama Enrico ridendo.
mio dovere di cavaliere m'imponeva difenderla da ogni oltr
desso fatto d
un momento a risp
benedettine di San Si
male da ciò avvenne, sendo noi arrivati a tempo per salvare quel povero arcivescovo. Pensa però a meritarti la nostra g
nde Baccelardo inchinandosi, e
arono. E' convennero di una tregua; e fissarono che i dritti e le ragioni di entrambi avrebbero esaminati i principi della dieta che intimavano in riva al Reno. Conchiuso il trattato, Rodolfo licenziò le sue genti e si ritirò in Sassonia. Enrico non si mosse. Anzi, ricevuti i rinforzi, si gittò nella
ribile fu l'urto. Quelli di Enrico finalmente sfondarono e cacciarono in rotta i partigiani di Rodolfo. I Lombardi sovra tutti, demonii capitanati da un demonio, dietro loro lasciavano solco di cadaveri come vi fosse strisciato il
ffardellare il bagaglio, bruciare il resto, e si diresse a gran giornate a Smalkalda, mentre i suoi guerrieri saccheggiando il paese celebravano il trionfo cantando. I Sassoni si attribuirono l'onore di questa vi
da ambo le parti, e da ambo le parti guadagnata da un'ala perduta da un'altra, indusse Rodolfo a scrivere al ponte