Il Re prega
i Policastro accu
ensa. Monsignor Laudisio aveva denunziato parecchie migliaia di carbonari, snidati al confessionale nel tempo delle sue missioni evangeliche, quando era monaco nella congregazione di San
o come un prete soppannato di un vescovo, un vescovo foderato di un monaco. Egli non faceva punto mistero di questo traffico; all'occorrenza avrebbe trattato innanzi notaro! Si depositava al Banco, al suo indirizzo, il danaro convenuto qual prezzo del posto, e monsignore andava a pigliarselo quando le convenzioni verbalmente stipulate erano adempite. Egli riceveva molti regali di ogni sorta. Ma una gran parte di questi doni, bisogn
, intermittenti, mostrandosi a volta a volta brusco od insinuante, secondo la convenienza, le disposizioni dell'animo, la natura dell'affare, il carattere e la condotta dell'individuo con cui trattava. Egli piaggiava a
dalla sua glandola lagrimale a volontà, anche dicendo: Il diavolo ti pigli, figliuolo benedetto! Non uno dei suoi capelli grigi era caduto. Aveva non di meno cinquantasei anni e quattro o cinque divote morte.... sul campo del confessionale. La sua giovialità lo lasciava di rado. Non provava alcun rimorso, e non aveva a sperar altro che di succedere al santo ubbriacone Gregorio XVI. Vi pensava? Chi lo sa? Monsignor Laudisio opinava che col danaro si p
esidenti dei tribunali: si sarebbe detto che avesse ministri e re nella scarsella. Sapeva di tutto. Ed in realtà, sapeva molto: lettere e scienze come affari. Nessuno raccontava un aneddoto bernesco o lugubre
endeva un'aria untuosa, melliflua, e dava ad intendere che, se il suo mestiere di vescovo gl'imponeva una certa condotta, il suo cuore era lontano
ima, pesava un uomo con uno sguardo. Guai a chi era più forte di lui, o poteva divenire un ostacolo! Egli si serviva di una calunnia, che poteva partorire una sentenza capitale, come di un
aveva fatto chiama
palazzo vescovile all'
a dell'ordine ed una bu
edere inoltre che io m'imbrigo a disegno nel clero e nella polizia per destare orrore. La società delle provincie dell'Italia meridionale di quei tempi sinistri era polizia e clero, o vittima di queste due instituzioni infernali. I
monsignore aveva assunto l'impresa di una strada, alla quale non si lavorava punto, e per la quale il consiglio d'intendenza faceva istanza che fosse terminata. Mon
escovi ama
l ginocchio, e lo lasciò in piedi senza dir motto. Don Diego potè cont
iziosi. Li aveva ricevuti in dono proprio allora, e monsignore non aveva pensato di farli torre via prima di ammettere il prete alla sua udienza. Un Cristo in avorio, grassotto e panciuto, pendeva dal muro alle sue spalle, fiancheggiato da un'immagine di San Alfonso all'aria di un doppione in galloria, dall'altra il ritratto del marchese di Sora. A portata della sua mano una sferza. Perchè monsignore infliggeva personalmente la ferula ai seminaristi... per fare della ginnastica! Sur una tavola, una disciplina di missionario, un paio di manette da gendarme, un sacco di libercoli sul Cuore di Gesù. Poi, dei bei ricami per le sue cotte ed i suoi
le spalle, la berretta piantata di traverso sulle tempie, un collare aperto al
e collocato con gli altri, levò il capo e disse a Don Diego, pogg
o mio, tu vai a c
no, monsignore, n
e terminò or ora di dir la messa e che non
o. Monsignor Laudisio fissò egualmente i suoi occhi schernitori s
mandò Don Diego, codesta conf
ell'efficacia di un sacr
le disposizioni del penitente e del confessor
facci attenzione, non sono
appartiene alla com
ì du
ne mons
o nella camera qui presso, mentre io scrivo d
passeggiare nella camera ove ei doveva dars
so, mormorò monsignore
iante di confessarsi male o bene. Monsignore non l'interruppe punto ed asc
nito, f
monsi
obblii
ul
unque che dei pecc
li, monsignore? osservò Do
o, figliuolo
dunque l'assolu
ne cose fuor di proposito. Tu
ego si
ngiando tuono, fin dove si poteva spinge
con calma, prendendo una sedia e sedendosi, con grande stupore del v
a voi, Don Diego Spani, rispose i
i mosse: restò
Reverendissima di darmi una ragion
endere dei miei atti c
pose il
amente, sì crudelmente, si deve pur dire perchè,
mo da pentirvi, r
r codesta punizione inesplicabile ed illimitata, voi mi rovinate. La messa
n un piccolo sorriso che
nsiero del suo superiore, si alzò, si ava
o di più, simile a quello che venite di smorfiare, non una parola, non un pensiero, non
o impassibilmente poi soggi
o presto, figlio mio: procur
nocchio e congiungen
monsignore, ditemi
di nuovo. Eccolo: 1.° tu sei incredulo; 2.° tu sei carbona
ggiando la mano sinistra sul lembo
le relazioni infami che dite voi, ciò riguarderebbe l'onore della mia famiglia, mia sorel
o, chi s
d io saprò che rispondere. A voi, monsignore, non
rezza, di verità, di dolore, che il vescovo si sentì come strangolare. E' stette in si
gli infine. Voi no
re, io so
siete c
isco alle leggi dello
amate vos
il suo istitutore, la sua madre, la sua amica vera, monsignore,-ciò che le donne non incontrano mai. Io ho lavata, io ho coricata, io ho pettinata questa piccina. Io le ho insegnate le sue preghiere. Noi abbiamo pianto insieme. Noi abbiamo insieme digiunato quando non avevam pane. Io ho fatto la bisogna di casa in suo luogo, per risparmiare questo piccolo e gracile
suo mento nella mano, ed ascoltava attentamente il prete, esaminando l'espression
o, un ministro della polizia, un capitano di gendarmeria, un procuratore reale potevano fare per riformare questi infami costumi. Li ho interdetti. Li ho messi in prigione. Li ho relegati nei conventi a far penitenza. Li ho fatti ma
o, mon
sono mancate. Voi non avete nè cause, nè ragioni apparenti per condu
ndo le si può dare impunemente libero sfogo, quando non si è sotto l'imperio di una legge, di un b
se moltiplici,-piccole cause forse, ma che, riunite in fascio, formano un ostacolo insormont
agini! co
fibra accasciata dal principio sotto il dominio della volontà, un altro corso dato all'attività della vita, un ideale qualunque che mi ha guidato per i cieli e mi ha fatt
incredulo, perchè non si va al mercato a comperar delle pesche
o freddo, abbassando la testa,
i dicevano proprietari. Non testimoni da interrogare. Non giudizio di Dio per le armi, da tentare. Non documenti, che stabilissero la proprietà o il possesso, da consultare. Il Moro diceva: il cavallo è a me! Lo spagn
io non avrei fatto giurare il M
Corano; egli credeva al giuram
ll
do: io credo ciò che mi è stato attestato da un prete cattolico, realista, credente, pi
ollera, esprimeva una determinazione irremovibile, i suoi occhi fiammeggiavano. Don Diego dis
ne, vagheggiando il meglio, ma non mi movendo per realizzarlo, rispettando ciò che non credevo, subendo tutti i pregiudizi dell
uppe monsigno
si fe' vescovo. Vostro padre, il beccaio, valeva bene, io mi penso, il mio che era sarto. Ed il figliuolo di quest'ultimo conosce ben a
to dall'allusione del prete, ma sorridendo. Per facilitarvi il cammi
disopra del mini
ntolò il vescovo scrollando la
cì. Monsignor Laudisio
o ri
vola. Codesta tavola, eccola qui. Voi siete stato carbonaro. Voi siete adesso mazziniano ed unitario. Voi sapete
oi, mon
: io adempio l'articolo 19 del Concordato del 1818 c
. Grazie dell'infame tentazione. Se io dovessi giammai divenire un Giuda, io non f
partì sen
edendolo entrare, col sembiante così decomposto, Bambina divenne scialba come raggio di luna. Di uno slancio, ella salt
e, fratello, gridò des
ragazza mia, rispose Don