Memorie di Giuda, vol. I
a festa dei Tabernacoli, nel settimo anno
e città greche e romane, che dalle rive del mare e dai confini del deserto. Il movimento raddoppiava da per tutto; la gioja sc
ll'uva era sta
s per venire da Sion al Tempio sopra i
iar Dio nella gioja - qu
bentosto il corno di montone avrebbe suonato sulle terrazze
l governatore della Siria, Pomponius Flaccus, aveva lasciato Antiochia, ed era venuto a Ioppa incontro alla nipote di Ti
el sacerdozio Ebreo, all'ultima ora era caduto ammalato e li aveva lasciati partir soli. Ciò dava da parlare al popolo; a me ed al Sagan da riflettere. In conseguenza di ci
atori arrivavan
cei; Moab, esseniano; Menahem, l'ultimo dei figli di Giuda e di Gamala. Attendevamo Jesu Bar Abbas, erodiano, e Justus, il fra
di noi
mbianza di medit
ale disgustoso intingolo di cavallette che aveva inghiottito qualche ora ava
giando pesantemente sopra i quadrelli di granito della sala del Sagan, come se avesse camminato su i s
petto al tempio, guardando il sole che, discendendo dietro al
mo riuniti colà per
Quella montagna di marmo e d'oro che si chiama Moriah, civettava così fastosamente! Il popolo rideva sì forte dalla strada! Il palombo gemeva sì dolcemente nel cielo! Il vento autunnale, ancora sì caldo, accarezzava con tanta grazia il dattero, il sicom
ttendo fuori alla finestra la
gono dunque?
as ha i calli ai piedi, r
porte della città sarann
invitato a ce
tto l'aria della notte e
te, quando si deve esser
, rispose Menahem
dimani
che la fi
Tutto dip
h mi
angolo della finestra, la testa alta, lo sguardo perdu
mice non si comm
anchi come quelli dei carnivori del deserto, la fronte annegata sotto una foresta di capelli neri come quelli di Giuditta, separati in sul cocuzzolo, alla moda dei Galilei, il suo collo alto, rotondo, liscio come una colonna di porfido, tutto indicava in lui il coraggio, la forza, la volontà e l'amore. Io ammiravo quella
hi da lui, al postutto, e' sarà un pasto
alla porta della strada prima, e ben tosto nelle scale e nell'anticamera
a, così Satana mi faccia gran sacerdote! se siamo in rit
teggiarlo. Egli cominciava per far ridere, si finiva col bastonarlo. Le brighe seguivano i suoi passi. Se un giorn
chio, il naso, il mento, tutto andava dall'oriente al ponente. Un colpo di cesto di un gladiatore, ricevuto in una rissa, aveva causata questa deviazione sopra la sua faccia. Dei denti, no
ci volte, se n'era consolata venti. Nessuno avrebbe potuto dire a che Dio egli credesse, se questo disgraziato pagano non si fosse affrettato di mostrare, dalle sei
on poteva che arruolarsi fra gli Er
nello stomaco di Justus. Aveva già brancolato dovunque, nei capelli di Moab, sul mantello di Menahem, nelle tasche del sagan, sul tavolo per prendere una carta, sopra un armadio per volgere una chiave nella sua toppa.
la. Calza così bene all'affare c
rto, sopratutto
pastore dei monti di Moab che ne aveva in vendita uno di stupendo. - Che prezzo domandi di questa bestia? - Venti denari, capitano, risponde il montanaro. - Vergogna! un montone che ha delle corna da far morire di rabbia Mosè? che ha la lana soffice come i mustacchi del rettore Simeone? Le bestie sono dunque in abbondanza nel tuo paese eh? - E pongo la mano nella tasca sinistra. Non avevo i venti denari. - Va là, disse Justus, offri un capriolo. - Bravo, dico io, un capriolo è ciò che mi va. Io amo il capriolo: perchè il Signore sarebbe più schifiltoso che non mi sono io, vecchio legionario di Augusto e di Tiberio? - Sbircio in un angolo un uomo di Samaria che aveva un superbo capriolo bianco con delle macchie scure e un muso rosa come una vergine del Tempio, degli occhi teneri e velat
e ne ho prestati tanti di sic
Il Signore, lui, aveva ricevuto un sì gran numero di bestie d'ogni specie, che appena appena avrebbe più accettato la nobile testa del gran sacerdote Caifa. Mi decidevo dunque a bere il mio colombo, e ponevo il mezzo denaro in tasca, allorchè delle grandi grida si fanno udire dalla parte della porta di Bronzo.
veva tenuta fino allora a
co, facendo capannelli intorno a sè ed indirizzandosi al popolo. Aveva provocato ed irritato i farisei mettendoli in ridicolo e trovandoli in fallo. Aveva parlato contro il Sabato, contro il lavarsi le mani, contro le pratiche esterne del culto: e che so io! di tutto infine. Il popolo diceva: Ma vediamo dunque, questo Rabbì non sarebbe egli un pochino profeta, un bricciolo di messia? Ed egli non avea risposto nè sì, nè no, ma aveva lasciato andare ora una parabola, ora un tale arruffamento di parole, che Satana strangolerebbe chi ne avesse compreso una sillaba. I farisei credevano ora di prenderlo in trappola. La legge di Mosè è chiara come la fontana di Siloam. Si spinge dunque la donna dalla parte ove era il Rabbì, e tutti si affollano per vedere ed intendere. Il caso era grave. La risposta doveva esser precisa. Pilato se ne ride dell'adulterio, che per lui non è nè un delitto nè un peccato. Ma il Rabbì cosa risp
d'un salto, come se avesse camminato sopra una vipera. Era spaventevolmente pa
lgendosi a Gamaliele. - Tu che insegni tante cose, rispose il maestro del collegio, dovresti pur conoscerla. - La tua opinione dunque è che ella sia lapidata? insistè il Rabbì. - è la legge, risponde Gamaliele
s'allontanò in silenzio, con la testa bassa, e gli occhi pensierosi. Il Rabbì si avvicina allora alla donna che era caduta quasi svenuta nella p
va seduto, io aveva biascicato: To'
progetto, pensava io.... - Nipote, gli dissi, non riconosci più il marito della sorella di tua madre? - Il Rabbì levò lentamente il capo, e
to: Indietro, infame, indietro. - E la sua voce,
Gli è per questo che io non ci feci attenzione, ed ostinato nel mio progetto di metterlo a parte delle nostre idee, gli insinuai a voce bassa u
fame, indietro
Bar Abbas. Allora siamo usciti dal Tempio per la
orchè Bar Abbas aveva nominato il Rabbì di Galilea. Ma io l'aveva seguito con interesse; Menahem,
definitive che voi porterete al Consiglio dei Trentacinque, aggiunse egli presentando a Menahem uno scritto. Dimani essendo Sabato, l
onne, senza bandiera e senza armi per non dare sospetto, e gridando: Abbasso l'acquedotto, abb
e, rispo
i al Pretorio, e domande
disse anc
na commissione vada a parlargli, Moab ed io esci
oggiuns
ente, l'aprirà e incomincierà a leggerla; allora Moab da una par
ab lentamente, nel mentre si alz
odando sopra Moab i suoi occh
fermezza, io non ucc
i le labbra grige, e non potendo
ti dell'antico regno d'Erode il Grande hanno o non hanno eglino nominato quaranta delegati perc
rispos
un consiglio di cinque dei loro capi, e no
, è
ntante, tu, Moab Bar Samuele di Bethabara? e non hai tu assisti
o, scla
per mettere lo spavento e la confusione fra i Romani, e per p
'urna - poichè non si poteva comunicare un simile secreto a quaranta persone - ed il mio è uscit
l sagan, chi è d
replic
te chi è dess
a so
a mo
egina, la tua fidanzata? c
utto questo, meglio, più
n pazzo o un vil
trarca, il rettore, il governatore della Siria, lo stesso Cesare, ed io mi rec
le porte saranno chiuse, ed i nostri fratelli attendono nella valle di Josafat le ultime istruzioni. Se Moab dà indietro, io resto sempre pronto, e credo che solo i
posto di Moab,
ete tutti giurato sull'Efod, che coloro cui la sorte additasse, compirebbero il sacrifizio del tiranno della Giudea. Ora uno di quegli eletti dalla sorte ci dice: Io non voglio più mischiarmene perchè c'è una donna che
Voi intervenite in nome di Dio; non ho più nulla a rispondere. Ucciderò Pilato, e poi mi ucciderò anch'io sopra il suo cadavere. Addio. Infrangerò il precetto della m
del Libano, girò su noi il suo sguardo azzurro come il cielo, aggiustò intorno al corpo la sua tonaca di pel di c
ita da un momento di si
n lo in
nulla da aggiungere al piano stabilito. Se qualche nuovo incid
Menahem. Ora corro
el corno di montone diede il segnale dalla c
iori, e noi lo intendevamo abbaruffarsi coi servitori del sa
i da Maria
o bisogno di trovarm
andrò ad at
mani d
fra le mani il suo caftan, taceva, meditava, - forse non pensava a nulla o meglio, era dietro a calcolare ciò che meglio gli conveniva: di marciare colla cospirazione, o di consegnare i cospiratori nelle mani di Pilato. Io pure taceva, profondam
a cosa pe
quattrocento conc
glie di Pilato e il gov
se assassinar
e quindi delle
e ammazza oggi tanto di
o schia
nno la prova dopo di no
mporta molto poco che gli altri riescano o
paura, pri
oi progetti per aver l'onore d'esse
il pretesto di costruire un acquedotto per dar da bere a delle ciurmaglie che muoiono di sete. Poi, una occasione come questa non si presenta tutti i giorni. Ci sono
il sagan, se quella
nta l'odio dei popoli oppressi contro gli oppressori stranieri. Tu avrai, Sagan,
nsiderato come un meschino pla
il Shofa era stato suonato dalle mura del Tempio, i
pietrifica
sciarlo divorare dai leopardi e dagli sciacalli. Ciascuno doveva restare dove si trovava e nell'istessa posizione; nè bere nè mangiare. Se l'inimico attaccava, bisognava lasciarsi uccidere; e molte volte, fino a Giuda Maccabeo, i nostri antenati erano stati trucidati così. Era nei giorni di sabato che gli Ebrei avevano quasi sempre perdute le loro battaglie contro gli stranieri, i quali, attaccandoli quando non potevano difendersi, ne avevano facilmente ragione. Non si poteva in quel giorno nefasto abbandonare il campo, continu
to. Hillel e Gamaliele avevano bensì detto ch'era permesso di fare buone opere durante il sabato; ma i farisei restavano
ne respiravano s
diamo, ad onta del sabato, tutte le finestre popolarsi di teste di curiosi. Poi una luce rossastra, come di torcie accese, rischiara il cielo, cui grossi nugoloni cominciavano ad oscurare; e ben tosto dalle nostre finestre vediamo un gruppo di soldati trascinare in mezzo a loro dei prigi