Le notti degli emigrati a Londra
o correva
sotto l?impeto d?un vento turbinoso, oh come io ricordava che tutto, quattro anni prima, era morto! Il contadino era servo, il signore soggetto. L?Austria era qualcosa di tenebroso, di misterioso, lontana, ma sacra ed inviolabile, le ciglia corrucciate e cariche di minaccie. Se ne parlava a bassa voce e volgendo il capo da un?altra parte. La donna si occupava della s
ale, come si batteva una volta contro il Turco. La donna cuce la tunica del suo marito, dei suoi figliuoli, che si arruolano negli honved, attende le notizie dell?esercito, scrive quelle del villaggio o della casa ai suoi cari, spera,
nessun luogo il cadavere della speranza colpita a morte dall?insuccesso. In ogni soffio d?aria ove un uomo aveva respirato, una strofa ardente di Pet?fi. Ovunque, delle sciabole, dei pennacchi, dei vaghi vestiti per festeggiare la lotta. Felice chi aveva un fucile od una pistola: tutti avevano un cuor
Klapka chiama l?uomo di ferro, l?energico comandante delle formidabili berrette rosse, il 9.o honved. Lasciando il Banato, egli diresse ai Serbi un
rticidi, io vi giuro che devasterò le vostre contrade, e v?inseguirò fino a che esisterà sul suolo ungherese un so
ich er
ni, se non avessi avuto la fortuna di a
omigliava ad un filo di rame un po? ossidato sopra uno scudo d?acciaio riflettente la luna. Alla fine arrivai alla frontiera d
preceduto d
uth. Dico male dispaccio, dovrei dire viglietto. Bem, entrando al servizio dell?Ungheria, a
risposto Kossuth.
riveva queste
nel cuore, ove irradiansi i due più bei occhi di myosotis dell?Ungheria. Fa ciò che puoi per questi due ragazzi. Pren
i d?aquila. Ci scrutammo scambievolm
nerale, vi prendo per
z, avevano incontrato l?inimico in marcia. Il 18, Baumgarten schiacciò Urban, lo sciacallo dell?esercito austriaco. Il 19, Dobay battè Wardener. Il 20, Czetz, che ha scritto la storia di questa campagna, ruppe la terza colonna austro-valacca. Il 23, Bem incontrò la brigata imperiale di Jablonowski, l?attaccò alla baionetta, e la disperse. Ci precipitammo allora verso Kolosvar. La marcia era tal
co pagata in scadenz
in marcia. Il 29, avevamo di fronte Urban e Jablonowski, trincerati in una eccellente posizione
odesti buffetti:
Austro-Valacchi
postati in un passo formidabile. Il combattimento durò tutta la giornata. Alla sera, gli imperiali tagliati a pezzi nella loro retroguardia, sloggiati, posti in fuga, decimati, presi da terrore, correvano sulle cime delle montagne, ove
ata! sclamò
lla Transilvania er
e diavolo faremmo qui? Vi resteremmo gelati. Andiamo a
ranzi non erano stati sostanziali, che quando avevamo posto la man
rcia,
il generale
gherese. Lo incontrammo in vicinanza di Galfa
po? quei furf
r fuggì coi rimasugli della sua colonna ne
quei cani
Il pane, sempre un problema; senza tabacco.... e mai un lagno! Che voluttà quel far la guerra per un?idea, quando si ha fede in un capo dotato di tutte le grandezze morali! Ci fermammo il 21 davanti Nagy-Szeben, città circondata da un muro di cinta continuato, munita di
comandare l?assa
r b
endere i 1,700 uomini
avola, li atten
spinti. Li lanciò ancora. Respinti di nuovo.
dò Bem, mettendosi alla
di mitragli
arrivato,
tutti,
insegue. Bem resta indietro con uno squadrone degli ussari di Mathias ed una batteria, ch?egli punta in persona. Puchner si ferma, po
avremo fino alla gola. Dateven
a. Battuto, respinto, maltrattato, slogato, Puchner fa
amente esiguo. Ci promettevano dei rinforzi, che dovevano essere verso Deva. Andammo ve
, generale?
i, si attacca, rispose Bem senza levare
dendo i nostri feriti, che Bem faceva sgombrare sopra Szasz-Sebey. Un grido d?indignazione si alzò. Bem non ebbe il tempo di puntare i suoi cannoni. I soldati si scagliarono, ba
il tempo d?empir la mia pipa. Va bene. Così fa
ati, arrivammo a Szaszvaros. Bem fu ferit
rdie nazionali a cavallo. Inoltre essi ci fecero conoscere che erano seguiti da 770
ss?egli. Quando arriveranno, troveranno l?
e perdemmo i nostri
la gotta per via. Andiamo
nto per Piski. Io
ed i 28 cannoni. Il 9 febbrajo erava
ano, e li caricarono. Gli ussari di Mathias indietreggiavano. Bem, malgrado la violenza della febbre che la ferita e la lunga corsa al galoppo gli avevano data, venne a prendere il comando.
llerebbero colla musica che abbiamo
ch?essi non avev
e era dubbia al mattino, che ci sorrideva a
lpo d?occhio, vide allora l
va più base all
era il paese dei Siculi, amici nostri, ove avrem
ndurita, che talvolta c?inghiottivano, passando per delle gole ove quattro uomini di fronte avanzavano a stento, bloccati dalla tempesta che s?ingolfava col rumore e la forza di una batteria tuonante di cannoni. Valicammo dei torrenti, che trascinavano dei massi di pietra e dei massi di ghiaccio, formando dei turbini traditori, gli uomini ajutando le bestie, tirando colle braccia l?artiglieri
io raggiunge
rovai